“La vita è una sfida alla nostra qualità. Senza questa sfida noi non potremmo mai sapere di che pasta siamo fatti né potremmo crescere fino alla nostra piena statura”. E Robert Louis Stevenson accettò tutte le sfide della sua vita lasciando la Scozia ed una carriera da ingegnere già scritta dal padre e scegliendo di scrivere e di viaggiare nonostante la sua cattiva salute che lo portò alla morte all’età di 44 anni nelle isole di Samoa.
Che la vita non sia un letto di rose è evidente a tutti noi, persino al più ottimista dei pensatori positivi. In realtà la scienza della psicologia positiva non nega mai neppure per un attimo “le sassate e le frecce di una sorte avversa” che turbano l’esistenza di tutti noi. Ciò che fa, invece, è mostrare come dovremmo reagire a queste avversità, focalizzandoci sulle nostre migliori risorse.
Mihaly Csikszentmihalyi, il padre del flow, ha persino sostenuto che le difficoltà possono essere piacevoli o addirittura indurre uno stato di flow, a condizione che venga raggiunto un equilibrio tra la difficoltà del compito e e capacità di chi lo compie.
“Life is a challenge to our quality, without which we would never know of what stuff we are made, or grow to our full stature”. And Robert Louis Stevenson took all his life’s challenges as he left Scotland and a ready-made career as an engineer and chose writing and travelling despite his ill health that brought him to death at 44 in Samoa.
That life is not a bed of roses is evident to all of us, even to the most optimistic of the positive thinkers. Actually the science of positive psychology does not for a moment deny the “slings and arrows of outrageous fortune” that trouble everybody’s existence. What it does, however, is to show how we should respond and react to these adversities, focusing on our best resources.
Mihaly Csikszentmihalyi, the father of flow, even argued that challenges can be pleasant or even flow-inducing when a balance is struck between the difficulty of the task and the skill of the performer.